Il volontariato al servizio della vita nascente conosce bene le mille domande, i tanti dubbi che affollano la mente e il cuore di fronte a situazioni difficili, apparentemente inconciliabili con il buon senso.
Intanto il mondo fa la sua parte inducendo sempre a pensare prima al bene proprio, a considerare ogni ostacolo alla propria felicità, vera o presunta, passibile di essere eliminato anche se si tratta di un individuo umano.
Tutti siamo dentro queste dinamiche che la nostra società estremizza e amplifica anche grazie ai social: spopolano gli aforismi, le frasi fatte, come se bastassero a dare un senso alle vicende personali.
Ascoltando Daniele Cassioli, atleta classe 1986, cieco dalla nascita, campione mondiale di sci nautico, fisioterapista, che suona il pianoforte e scrive libri ci si rende conto che non c’è aforisma che tenga.
Le sue parole non sono frasi fatte: il racconto intriso di tenerezza verso quel Daniele piccolo e cieco che doveva far i conti con una disabilità non da poco, di gratitudine per due genitori capaci di lasciarlo libero di essere prima di tutto Daniele, di ironia verso un percorso personale che lo ha esposto a fallimenti, sorprese, medaglie, amicizie e amori, di coraggio nell’aver saputo volgere le difficoltà in opportunità, di verità perché ogni disabilità fa male, fa piangere.
Un sorriso aperto, una capacità straordinaria di tenere alta l’attenzione di una platea di 600 persone che venerdì sera hanno accolto l’invito del nostro Centro di Aiuto alla Vita di Saluzzo: tanti giovani – tra cui anche gli studenti del coro e del corpo di ballo dell’Istituto Soleri-Bertoni di Saluzzo, diretti dai professori Enrico Miolano e Marta Campanella, coadiuvati dalla coreografa Alessandra Fasano e da Stefano Eligi al pianoforte, che hanno aperto la serata con due splendide esibizioni – un perfetto equilibrio tra momenti di grande profondità e altri di risate. Niente di scontato, niente di mieloso, niente di fenomenale.
Un giovane alle prese con tutte le questioni aperte di ogni giovane: le paure, le aspettative, le pressioni, la gestione dei fallimenti come dei successi con in più la cecità. Nello sport come nella vita.
Ascoltare Daniele ci ricorda che nessuno a priori può decidere chi ha le caratteristiche per essere felice nella vita e chi no, che tutti abbiamo il nostro vento contro, che solo insieme possiamo superare le difficoltà, che credere in se stessi non vuol dire gareggiare a essere sempre migliori degli altri, cosa che peraltro sfianca, ma diventare migliori di noi stessi ogni giorno.
Una boccata di ossigeno in un mondo pieno di paure reali e indotte, una spinta a non arrendersi, a restare sempre se stessi, a fidarsi degli altri.
Con questi sentimenti anche noi del Centro di Aiuto alla Vita vogliamo essere accanto a ogni donna e al suo bambino non ancora nato o ancora piccolo, perché anche se il vento è contro si possa insieme vivere la bellezza della vita anche nella sua imprevedibilità.