Prima di tutto il fatto: un’associazione privata chiede al Comune di Roma l’autorizzazione ad affiggere un grande manifesto e la ottiene dopo aver pagato la tariffa corrispondente. Il manifesto viene quindi correttamente posizionato nello spazio individuato.
Nel giro di pochissimo tempo il Comune guidato dal Sindaco Virginia Raggi cambia idea e fa rimuovere il manifesto perché, si dice, potrebbe urtare la sensibilità individuale di qualcuno.
Cosa c’era di così sconvolgente in quel manifesto? Quali erano le affermazioni o le immagini che andavano allontanate immediatamente dalla vista dei cittadini?
Semplicemente queste: l’immagine di un embrione sulla quale si sottolinea che il suo cuore inizia a battere nell’utero dopo soli 20 giorni dal concepimento, che ad 11 settimane di gravidanza tutti gli organi sono formati e che addirittura il piccolo può già succhiarsi il dito pollice. Il tutto corredato dalla frase “tu eri così a 11 settimane ed ora sei qui perché tua mamma non ti ha abortito”.
Verità inconfutabili che la scienza ci ha dimostrato ormai da decine di anni e che non dovrebbero stupire più di tanto.
Certo una verità che per qualcuno può essere scomoda, che invita a riflettere, soprattutto che cerca di far luce in maniera scientificamente corretta sul dramma dell’aborto, che troppo spesso è stato banalizzato, sminuito (dal 1974 ad oggi sono più di 6.000.000 gli aborti legali in Italia !!!), addirittura nascosto attraverso la manipolazione del linguaggio. Una realtà che invece è e sarà sempre esperienza dolorosa, non soltanto per il piccolo bambino che non potrà continuare a vivere, ma anche per la madre che dovrà prendere la decisione di perderlo (magari nella solitudine o nell’indifferenza delle persone che le stanno intorno).
Un manifesto non banale, che voleva evidenziare la problematicità di una tematica (quella dell’aborto e di conseguenza della denatalità) che sta assumendo già da molti anni una forte rilevanza sociale e di fronte alla quale si è avviata da tempo una grande riflessione anche politica, in una società italiana che invecchia sempre di più e per la quale sembra ci sia poca speranza per il futuro.
Ciò che però, a mio avviso, rende la vicenda ancora più triste, è la viltà del gesto della Amministrazione capitolina, tra l’altro in palese contrasto con l’art. 21 della nostra Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”).
Solo chi ha un pensiero debole ha paura del confronto sugli argomenti, solo chi crede di possedere la verità non riesce ad ascoltare pareri diversi dal proprio, solo chi non ha argomenti a sostegno di una tesi cerca di impedire agli altri di esprimere le loro idee.
Se ognuno di noi dovesse far rimuovere tutti i manifesti che urtano la propria sensibilità individuale verosimilmente i muri delle nostre città e dei nostri paesi sarebbero spogli. Grazie a Dio invece viviamo ancora in una democrazia in cui tutti possono esprimere idee ed opinioni personali (anche se nella passata legislatura il governo di centro-sinistra aveva provato, invano, a legiferare per diminuire tale diritto).
Non sarà quindi l’iniziativa estemporanea di un’Amministrazione sempre più in difficoltà ad impedire agli italiani di esprimere con forze le loro idee, anche quelle meno “politicamente corrette”.