Il recente scandalo su presunti stupri nel dorato mondo dello spettacolo statunitense riporta ancora una volta agli onori della cronaca il problema della violenza sulle donne. Una realtà che continua ad essere drammaticamente attuale (e statisticamente importante), nonostante una presa di coscienza dell’opinione pubblica che pare aumentare di giorno in giorno.
Non entro nel merito della vicenda sulla quale si spera sia fatta chiarezza e giustizia. Ma mi chiedo: a che punto siamo arrivati riguardo alla tutela delle donne e alla promozione della loro femminilità? Confesso di non saper dare una risposta precisa, perché osservando la realtà gli atteggiamenti, le dichiarazioni e purtroppo le prese di posizione (anche politiche) sul tema sono troppo spesso ambivalenti se non addirittura “schizofreniche” e molto spesso strumentali.
E’ innegabile che ci sia una forte presa di posizione da parte di molti cittadini, che spesso si traduce in iniziative concrete miranti ad aumentare in tutti (ma soprattutto nella popolazione maschile) la consapevolezza dell’importanza della problematica. Molto meno credibili sono invece le prese di posizione di personaggi pubblici (politici e non) che spesso a parole si ergono a paladini della difesa delle donne e della valorizzazione della femminilità, ma fanno seguire alle dichiarazioni pensieri, parole ed opere esattamente contrarie agli enunciati di partenza.
Si può essere infatti contro la violenza sulle donne e sostenere (anche con proposte di legge) una pratica abominevole come la maternità surrogata, che obbliga le donne a vivere una gravidanza su commissione per poi vedersi strappare il bambino subito dopo la nascita?
Si può essere contro la violenza sulle donne e credere che l’aborto sia un diritto da tutelare, mentre in realtà è una ferita ci si porta dietro per tutta la vita perché ha toccato quanto di più femminile ed originale ci possa essere in una donna: la possibilità di accogliere, custodire e generare la vita?
Si può essere contro la violenza sulle donne e non mettere ogni donna nella condizioni lavorative migliori per conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia?
Si può essere contro la violenza sulle donne e proporre un tipo di educazione sessuale basata su proposte in cui molto spesso è proprio solo la donna a doversi fare carico della scelta contraccettiva e dei suoi possibili effetti collaterali?
Allora, se si vuole essere credibili nella difesa della donna e della femminilità, per favore lo si faccia a 360 gradi. Magari facendosi aiutare dalle parole di san Giovanni Paolo II che oltre 20 anni fa, con il suo sguardo profetico, già ipotizzava la strada da seguire: “Il segreto per percorrere speditamente la strada del pieno rispetto dell'identità femminile non passa solo per la denuncia, pur necessaria, delle discriminazioni e delle ingiustizie, ma anche e soprattutto per un fattivo quanto illuminato progetto di promozione, che riguardi tutti gli ambiti della vita femminile, a partire da una rinnovata e universale presa di coscienza della dignità della donna” (Lettera del Papa alle donne, 29 giugno 1995).